Da Berlino alla campagna. In una casa con una finestra che guarda una fattoria con una grossa ciminiera fumante. Dalle corse spensierate con gli amici ad una solitudine annoiata, cullata da un'altalena improvvisata. Dai libri di avventura agli indottrinamenti e alla retorica sulla grande Patria. Un 'esplorare oltre i confini concessi, un bambino troppo ingenuamente curioso, l'incontro con due occhi che appartengono ad un mondo speculare danno l'inizio ad un 'amicizia proibita, divisa da un filo spinato, tra un bambino tedesco (Bruno) ed uno ebreo (Shmuel), accomunati dalla stessa innocenza ed all'oscuro della realtà; un pigiama a righe cancellerà una diversità resa tale solo dalla cattiveria e dalla cecità, alimentata da un odio insensato. Una corsa arrancata, arrestata da una porta enorme, fredda e scura, unirà terribilmente ciò che non avrebbe mai dovuto dividere: l'Uomo.
Il bambino con il pigiama a righe: è un profumo di buono in un posto che puzza di morte.Una favola tratta dal romanzo di John Boyne, che attraverso lo sguardo puro dell'infanzia rappresenta il dramma tragico dell'olocausto. Una storia ambientata nella Germania del 1940,che inevitabilmente ci riporta alla memoria "La vita è bella" di Benigni per la delicatezza dei toni, che s'infrangono nell'asprezza di un luogo, che qualche anno fa ho avuto l'emozione di vedere con il respiro che si strozzava in gola. Una storia senza tempo, perchè entrata nella Storia, che è giusto ricordare, per non dimenticare che la diversità non va repressa, ma salvata nel rispetto reciproco per arricchire questo nostro mondo.
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