"Non credo che la mobilità di per sé sia un valore, penso che in strutture sociali come la nostra il posto fisso è la base su cui organizzare il tuo progetto di vita e la famiglia", ha affermato oggi il ministro dell'Economia Giulio Tremonti.
Ma come? Negli ultimi anni ci hanno bombardato con il concetto di flessibilità e mobilità, dicendoci di scordarci il lavoro che dura tutta la vita come era valso finora per i nostri genitori. Ci hanno convinto ad aprirci una partita iva e ad aderire a una mentalità nuova che ci voleva intraprendenti e imprenditori di noi stessi. E ora che ci siamo (quasi) abituati all'idea, il ministro dell'Economia ci riparla di posto fisso, indispensabile base per progetti di vita.
Sulla dura vita da precari si sono scritti libri e si sono fatti film, da Generazione 1000 euro tratto dal libro di Alessandro Rimassa e Antonio Incorvaia, a Tutta la vita davanti di Virzì fino a Fuga dal Call center di Federico Rizzo e altri ne arriveranno a breve. Al cinema, nei libri e in tv la tragicità del precariato è stata smorzata dai toni della commedia, ma rimane un problema grave della nostra società che dovrebbe essere una prorietà dei nostri governanti.
Che l'incertezza non sia un valore qualcuno se n'è accorto da tempo, ma non siamo forse arrivati un po' oltre? O dobbiamo essere contenti che almeno il ministro se ne sia palesemente reso conto? Il punto è questo: dopo la presunta presa di coscienza del problema, il precariato lascerà spazio a tutta la vita davanti?
Ma come? Negli ultimi anni ci hanno bombardato con il concetto di flessibilità e mobilità, dicendoci di scordarci il lavoro che dura tutta la vita come era valso finora per i nostri genitori. Ci hanno convinto ad aprirci una partita iva e ad aderire a una mentalità nuova che ci voleva intraprendenti e imprenditori di noi stessi. E ora che ci siamo (quasi) abituati all'idea, il ministro dell'Economia ci riparla di posto fisso, indispensabile base per progetti di vita.
Sulla dura vita da precari si sono scritti libri e si sono fatti film, da Generazione 1000 euro tratto dal libro di Alessandro Rimassa e Antonio Incorvaia, a Tutta la vita davanti di Virzì fino a Fuga dal Call center di Federico Rizzo e altri ne arriveranno a breve. Al cinema, nei libri e in tv la tragicità del precariato è stata smorzata dai toni della commedia, ma rimane un problema grave della nostra società che dovrebbe essere una prorietà dei nostri governanti.
Quello che è in atto in Italia è un precariato selvaggio, imposto e non scelto, importato dagli U.S.A ma poi snaturato dalla furbizia dell'Italiano padrone che vuole trarne solo i vantaggi, comandando e fottendo chi è costretto a subire. E' un precariato che ammazza i sogni e che oggi coinvolge tutti, dai neolaureati ai disoccupati di ritorno, i quaranta, cinquantenni tagliati in nome dell'ottimizzazione delle risorse. Se infatti i più giovani vengono sfruttati da un sistema che permette stage che si rinnovano ad oltranza, i più adulti rimangono imbrigliati in co.co, in contratti a tempo determinato in scadenza che non vengono rinnovati aldilà del consentito perchè porterebbero l'azienda al vincolo del contratto a tempo indetreminato.
Che l'incertezza non sia un valore qualcuno se n'è accorto da tempo, ma non siamo forse arrivati un po' oltre? O dobbiamo essere contenti che almeno il ministro se ne sia palesemente reso conto? Il punto è questo: dopo la presunta presa di coscienza del problema, il precariato lascerà spazio a tutta la vita davanti?
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