CIAO ALDA, PAZZA DELLA PORTA ACCANTO


Un saluto alla Signora dei Navigli, una piccola donna con le unghie laccate di rosso, una 'pazza' piena d'amore e dolore.
A 78 anni nel reparto di oncologia dell'ospedale San Paolo di Milano, Alda Merini, la poetessa della vecchia Milano, ha cessato di vivere. I suoi versi tormentati hanno segnato il Novecento.
Un'ondata di poesia è volata via, lasciando un vuoto grande. Tristezza e gioia, profondità e inquietudine racchiuse in un corpo che a stento conteneva un tale talento visionario.


Da Vuoto d'Amore:
Spazio spazio io voglio, tanto spazio
per dolcissima muovermi ferita;
voglio spazio per cantare crescere
errare e saltare il fosso
della divina sapienza.
Spazio datemi spazio
ch'io lanci un urlo inumano,
quell'urlo di silenzio negli anni
che ho toccato con mano.

Nata nel capoluogo lombardo il 21 marzo 1931 da una famiglia modesta, la Merini inizia a scrivere versi a 15 anni e a 19 viene inclusa nell'Antologia della poesia italiana 1909-1949 di Giacinto Spagnoletti. La presenza di Orfeo è il primo volume di poesie, al quale seguono Paura di Dio e Nozze Romane nel '55 e Tu sei Pietro nel '61. Poi, arriva la parentesi indelebile della malattia mentale e la lunga degenza al Paolo Pini. Nel 1984 riprende la sua produzione tra versi e prosa: La Terra Santa, Vuoto d'amore, Ballate non pagate, L'altra verità, Diario di una diversa, Il tormento delle figure, La pazza della porta accanto...

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