I cosiddetti "non- luoghi", termine coniato dal sociologo Bauman, privi di storia e di forti relazioni sociali, suscitano in me un mix di sensazioni disparate. In aeroporto, a seconda che io sia in attesa di un volo, che va o che viene, provo n
ostalgia, eccitazione, malinconia, curiosità, solitudine, incertezza, senso di libertà e d'indipendenza, voglia di avventura e cambiamento. Il bello è che i
n aereoporto nessuno ti conosce. Ci sei tu con il tuo carico di speranze, aspettative, preoccupazioni e pensieri. Cammini tra sguardi furtivi di sconosciuti dai comportamenti più svariati. Certa gente cambia, tira fuori il meglio o il peggio di sè, indossa delle maschere, si atteggia. In particolare mi fanno ridere certe persone, che ricevono una telefonata e diventano così euforici, iniziano ad urlare e ad alzare la voce, palpitanti all'idea di far sapere a tutti che stanno andando, stanno volando via, non importa se vicino o lontano.
Io in areoporto mi sento libera, ma nervosa, specialmente se da sola. L' ansia di fare il check-in e scoprire che devo pagare, perchè ho sforato i kg di bagaglio consentiti, in quanto la bilancia di casa, sulla quale avevo pesato la mia valigia almeno 10 volte, era tarata maluccio... l'agitazione di passare dai filtri, dove puntualmente vengo perquisita da corpulente donnone,rischiando di rimanere in mutande dopo che mi hanno fatto levare la cintura con la placchetta di metallo, che fa impazzire i dispositivi di sicurezza.
Tutti vanno in panne per qualche minuto, confusione, e poi si va su, su nel cielo e io mi tranquillizzo e mi rilasso, chiudo gli occhi, pronta e desiderosa di arrivare nella mia prossima meta. Ahhh il fascino dell'alta quota!
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