VISIONI 7/ THIS IS NOT A LOVE SONG

Dopo un po' di mesi ho riascoltato THIS IS NOT A LOVE SONG ( la ascoltate qui), una delle splendide canzoni presenti in "Waltz with Bashir" ( Valzer con Bashir), un film che ho visto nel dicembre 2008 a Londra, quando lavoravo, tra le altre cose, come maschera in un cinema molto posh, se pensate che il biglietto costava sulle 10 sterline, vicino alla casa inglese di Lady Ciccone. Uno dei film più belli degli ultimi anni, presentato in concorso al 61º Festival di Cannes e vincitore del Golden Globe 2009 per il miglior film straniero. Mi ritengo fortunata ad averlo visto un paio volte, merito dei privilegi da "addetta ai lavori".

Grazie ad una scelta artistica coraggiosa e mai banale, "Waltz with Bashir" è un film anti-guerra che esce dal mucchio, che si fa apprezzare per la tecnica dell'animazione applicata ad un tema tristemente familiare come quello della guerra, trattato però in un modo sorprendente e coinvolgente. Risultato: una storia "privata", sul concetto di prendersi le proprie responsabilità, un percorso individuale tracciato all'interno di un' esperienza collettiva devastante.

LA TRAMA Con impeto, veniamo presi per mano dal regista Ari Folman, che si addentra in una ricerca personale, nel tentativo di far riaffiorare i ricordi relativi al suo periodo passato come soldato nelle truppe israeliane durante la guerra del Libano del 1982. Un viaggio nella memoria, volto a sbloccare l'amnesia causata da quell' evento traumatico, rintanato nel subconscio. Una discesa nelle zone più profonde della mente per spalancare le porte segrete dimenticate. La condizione mentale del protagonista è riassunta bene in queste parole pronunciate da un suo amico : "A human mechanism prevents us from entering dark places"(...) "Memory takes us where we need to go."

L'animazione è superba nell'intento di esplorare i ricordi di un giovane soldato, i suoi incubi e l'emozione del combattimento, permettendo a questi elementi, non catturati dall'occhio della camera, di essere mostrati sullo schermo in modo da carpire l'impatto psicologico della guerra, in un mosaico di immagini magistralmente incastrate tra loro.
La scelta della colonna sonora non potrebbe essere più azzeccata. La musica scandisce l'iniziale eccitamento dei soldati per poi accompagnare scene di distruzione e dolore; passo dopo passo le note seguono il ritmo di una tensione, che cresce gradualmente, raggiungendo il suo climax dove non c'è più posto per la dimensione surreale ed i colori impattanti dell' animazione, ma solo per la straziante realtà che come uno scuarcio violento fuoriesce dallo schermo. Quello che per tutto il film ci appare come il fantasma di una reminiscenza si infrange brutalmente nella crudeltà della storia di un paese trafitto e ferito a morte dal conflitto. Il velo della fiction, finora sapientemente mantenuto, viene così lacerato dalla verità del documentario, che ci ricorda l'assurda inutilità di tanta sofferenza..Unica raccomandazione: proprio per dare rilievo alla dimensione individuale, il regista non si addentra nel contesto storico- politico, quindi sarebbe meglio accingersi alla visione con un minimo di conoscenza pregressa sullo stato dei fatti.

Se ne avete l'occasione, guardatelo. Merita.

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