LAUREE ONLINE? UN BLUFF ALL' ITALIANA

Dopo averlo scritto nero su bianco noi di Campus, anche Repubblica.it affronta la questione del business delle lauree online, che in tempi record (un anno di studi come sconto garantito, 24 mesi contro i 36 necessari), e dietro ingenti somme ( circa 12 mila euro in tre anni) snocciolano lauree a persone, spesso alla ricerca di un avanzamento di carriera, più che di un titolo di studio frutto di impegno e competenze.

“Sono decine i concorsi indetti ma in realtà i docenti idonei non vengono assunti quasi mai a favore di personale a contratto. Dagli imprenditori alle banche la proprietà passa spesso di mano” riporta il quotidiano nazionale, che sottolinea come a sette anni dalla loro nascita, istituita con il decreto ministeriale del 17 aprile 2003 firmato dal ministro dell’Istruzione Letizia Moratti e dal ministro dell’Innovazione Tecnologica Lucio Stanca, gli atenei telematici italiani sono diventati a tutti gli effetti un – sistema parallelo- per scorciatoie a pagamento.

Un business da oltre 100 milioni di euro l’anno, senza contare i proventi di master e specializzazioni. Un’anomalia tutta italiana dal momento che nel nostro Paese le università telematiche sono 11, il numero più alto di tutta Europa, dove in ogni nazione ne esistono una o due soltanto. Tra gli atenei sui generis, in prima fila, spicca E-campus, filiazione universitaria del ricco e potente Cepu, famoso “centro di assistenza agli esami”.

Insomma, quello che doveva essere l’e-learning italiano si è rivelato il classico pasticcio all’italiana, un po’ come è successo con i tanto decantati contratti flessibili creati sulla base del modello americano. Ma questa è un’altra storia…

Di Cepu & co. abbiamo già scritto, oltre che su carta, qui e qui.

Pubblicato su Campus.it

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