PERITO BATTE LAUREATO 1- 0

La disoccupazione giovanile? Tutta colpa del tessuto imprenditoriale italiano, composto da piccole medie imprese, in gran parte incapaci di valorizzare i laureati. E’ questo quanto dichiarato in soldoni da Roger Abravanel lo scorso 7 aprile in un’ intervista, pubblicata dal quotidiano Il Messaggero, con il titolo “Nelle piccole aziende il perito vince sul laureato”. Una frase che fa eco al costante aumento della disoccupazione giovanile che non trascura i laureati italiani, tutt’altro.

Una situazione, di cui prendere coscienza, causata anche, secondo Abravanel, dallascarsa qualità dei percorsi universitari, che non preparano in modo adeguato i ragazzi, determinandone quindi l’insuccesso. “Prima di preoccuparsi della scarsità dei laureati, l’Italia ha il problema di non avere laureati preparati. I giovani escono dalle università con delle specializzazioni, ma non hanno le competenze, le competenze della vita. Non sono capaci di fare lavori di gruppo, non sanno ragionare, né sanno risolvere problemi …”, ha sostenuto il consulente e saggista, autore del best seller Meritocrazia.

Premesse di certo non incoraggianti per un giovane che si affaccia sul mondo del lavoro, ma prima di scoraggiarvi badate bene: la laurea paga, come ha sostenuto lo stesso Abravanel, “il tasso di disoccupazione dei laureati rimane inferiore a quello dei diplomati. Sarebbe un errore colossale se i giovani pensassero che la laurea sia un “pezzo di carta” che non serve”.

Peccato che però l’agognato pezzo di carta non sia accessibile a tutti. In primo luogo, un’università di qualità costa. A ciò si aggiunge la necessità per gli studenti meno fortunati di dover lavorare per pagarsi retta e libri, a cui si somma l’affitto per i fuori sede. La variabile discriminante rimane ancora il portafoglio di papà e non il merito del figlio/figlia in questione, come dovrebbe essere.

Pubblicato su Campus.it

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