Il brand Emily the Strange assolda Be Yourself Movement: contro l’omologazione, per una pubblicità creativa

Hanno fatto notizia per il loro tipo di comunicazione "sovversiva". Si fanno chiamare Be Yourself Movement e sono un neonato movimento che si impegna contro gli stereotipi promossi dai media rifiutando l’imposizione sociale di modelli omologati. Cosa fanno? Interventi creativi che si basano sul ritoccare le affissioni pubblicitarie. Il brand di abbigliamento street-style Emily the Strange li ha “ assoldati” proponendo loro di continuare a fare quello che stavamo facendo, ma online. 


Di seguito puoi leggere l'intervista pubblicata qui sul quotidiano online Affari Italiani: 

Siete un movimento “antipub” italiano contro "un pensiero collettivo unitario, un modo di essere, di apparire e di vivere", come si legge nel vostro manifesto, insomma contro l'omologazione. Com'è nata l'idea e con quale intento? “Non siamo un movimento “anti pub”: siamo contro la pubblicità non creativa, volgare, che ci tratta come numeri, senza vedere le persone dietro. L'idea ci è venuta un annetto fa, le campagne di inizio anno ci hanno dato il la. L'intento era di rottura: una manifestazione del fatto che la creatività italiana non può essere così bassa, manifestazione del fatto che le aziende dovrebbero investire di più su messaggi e prodotti di qualità”. 

I vostri interventi sui manifesti pubblicitari hanno colto nel segno. Secondo voi perchè? “Crediamo semplicemente che molte persone siano e si sentano più intelligenti dei messaggi a cui tutti veniamo sottoposti. Basta pensare ai programmi tv che ci propinano oltre alle pubblicità. Il nostro messaggio ha colpito secondo noi, proprio per i motivi opposti per cui programmi tv e molte pubblicità non funzionano: era un messaggio intelligente, non volgare, ironico e non deturpativo ( non abbiamo imbrattato muri e anzi non ci piace chi lo fa)”. 

Passiamo alla notizia fresca: la collaborazione con Emily the Strange. Di cosa si tratta? “Emily the Strange ci ha proposto di continuare a fare quello che stavamo facendo ma online (http://www.beyourselfmovement.com/) e di renderlo alla portata di tutti: ognuno avrà la possibilità entrando nella città virtuale e navigandola, di realizzare la propria affissione e di renderla pubblica sul circuito di siti in cui il brand ha acquistato per noi spazi banner. L’azienda ha fatto sviluppare alla sua agenzia di pubblicità una proposta che tenesse conto del nostro manifesto e delle nostre volontà. Si va nella città, si sceglie un'affissione, ci si scrive/disegna sopra, si pubblica il banner e questo va in giro sui siti pianificati”. 

Cosa vi ha convinto? L’idea, l’offerta commerciale, lo spirito? “Siamo stati comprati da un'idea e dalla volontà del brand di capire il movimento senza volerlo modificare o piegare al proprio servizio. Il fatto che fra le proposte che abbiamo ricevuto, ha colto appieno il nostro intento e volontà, senza piegare il nostro messaggio al marchio. Ci permette ed allarga questa possibilità ad altri, di esprimere i propri pensieri e di diffonderli. Insomma, a noi è sembrato un bel progetto: divertente, democratico e potente allo stesso tempo”. 

Come si evolverà il progetto? “Il nostro progetto si evolverà sul nostro blog, ( http://blog.beyourselfmovement.com) e da qui continueremo a scrivere delle nostre incursioni, idee e spunti di riflessione. Stiamo pensando di fare qualcosa anche per contrastare i programmi tv volgari e senza intelligenza a cui siamo sottoposti”. 

Dite la verità... era il vostro intento fin dall'inizio, quello di agganciarvi a un brand? “Facendo le cose con un po' di incoscienza, non abbiamo pensato tanto al dopo. Il nostro intento era quello di dire qualcosa divertendoci e dimostrando che forse non siamo poi tutti privi di valori e testa”. 

Usate il vostro talento in modo intelligente ( e commercialmente appetibile) , c'era da aspettarselo...vi hanno cooptato per fare una campagna di contro-pubblicità, come aveva pronosticato Anna Maria Testa nel sito Nuovo e utile. Riprendendo le parole della Testa, cosa rispondete alla provocazione: ciò che avete scelto è un po' come se Naomi Klein, l'autrice di No Logo, si mettesse a fare il testimonial? “Ci siamo confrontati tra di noi e con persone incontrate lungo queste settimane e visto che la citi tu, ci siamo scritti anche con Annamaria Testa a riguardo. Prima di accettare le avevamo anticipato cosa ci stavano proponendo e abbiamo cercato di seguire i suoi consigli: per questo motivo, sul sito campeggiano entrambe i loghi, per questo motivo il progetto che ci ha presentato Emily è assolutamente in linea con il nostro movimento. Non siamo testimonial di Emily, il nostro messaggio e quello di tutti quelli che vogliono entrare nel sito, è pagato dall'azienda. Non ci sembra che il nostro messaggio cambi. Anzi ne esce potenziato grazie a mezzi che naturalmente nessuno di noi possiede. E anzi ci schieriamo volentieri a favore di un marchio che ha deciso di osare ma con intelligenza”. 

Il vostro esperimento partiva dal presupposto di rendere le persone consapevoli del condizionamento della pubblicità. Ora, vi siete posti il problema di non mettervi nella condizione di farvi influenzare dai marchi qualora ci siano collaborazioni commerciali come quella con Emily? “Al momento stiamo influenzando noi la comunicazione del marchio, non il marchio la nostra. E per noi rimarrà così”. 

Vi sentite pubblicitari o artisti? “Persone. Persone con una testa”. 

L'essere se stessi può veramente essere iscritto in un movimento o è una furbata? “In realtà il nostro era solo quello di avere più amici su Facebook della melanzana. Filosofeggiano di più le persone che ci analizzano di quanto non lo facciamo noi”. 

Gli uomini di marketing vi direbbero che strategicamente siete in perfetta tendenza. Create pubblicità ma anche intrattenimento, cultura, non così sfacciatamente commerciale nei confronti del consumatore. Il successo per il brand che vi sceglie si misura in termini di influenza sulle abitudini degli utenti, adesione e partecipazione degli stessi. E’ questo il futuro della pubblicità? “Il futuro della pubblicità? Pensiamo intanto al nostro, tra di noi c'è chi deve ancora finire l'università, trovare lavoro. Non crediamo di essere dei guru. Il futuro della pubblicità sicuramente e il nostro movimento lo dimostra può essere influenzato da tutti noi. Come pure gli altri aspetti della nostra società: bastano un cutter, un po' di colla e due pennarelli :D”. 

Il vostro modo di agire è quello dei writer, graffitari, street artist. E' quello il vostro mondo d'origine? “Siamo tutti appassionati di arte e street art ed in qualche modo gli studi e i lavori di tutti noi sono legati al mondo delle arti visive ed espressive”. 

Continuerete ad agire sul territorio in stile guerrilla culturale, sfruttando un 6x3 come strumento non-convenzionale? “Non essendo un teatro itinerante non possiamo permetterci di continuare a fare tappe. Chissà non salti qualcosa fuori durante le vacanze. Questo sito ci ha dato comunque nuovi stimoli e ci ha fatto capire che se vogliamo continuare ad essere critici non potremo continuare ad usare 6x3. Troveremo altri canali”.


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