Italians in fuga. Anche il Time si chiede il perché


Perchè i giovani italiani se ne vanno all’estero? La domanda è arrivata Oltremanica. Sul Time, infatti, gli inglesi si interrogano sulla “questione italiana”, partendo dalla ormai famosa lettera di Pier Luigi Celliall’amato figliolo. Il magazine punta il dito contro il Paese dei sogni, dove la vita dovrebbe essere bella, eredità di luoghi comuni e antichi sul Belpaese.

In verità, l’Italia, agli occhi di una generazione di giovani espatriati, appare come una nazione dove i padri stanno meglio dei figli, dove una laurea non basta più ad aprire tutte le porte, e rimane quindi la scappatoia d’emergenza della fuga all’estero. Un fenomeno in aumento, anche se numeri ufficiali variano. Secondo il Censis, 11.700 laureati hanno trovato lavoro all’estero nel 2006, pari a uno ogni 25 italiani che hanno concluso gli studi in quell’anno e secondo un sondaggio di Bachelor, agenzia milanese di reclutamento,il 33,6% dei neodiplomati sentono il bisogno di lasciare il paese e un anno dopo averlo fatto il 61,5% considera la scelta azzeccata.

“In Italia non c’è vento. Tutto è bloccato”, sono le parole di Luca Vigliero, architetto 31enne che ha trovato fortuna prima a Rotterdam e poi a Dubai e che si aggiunge alla lista dei “testimonial” italiani fuggiti, enumerati dal magazine inglese. C’è anche Silvia, 31 anni, che dopo aver trascorso 4 anni in Cina, è tornata a Treviso e dopo un anno di ricerche non ha trovato nulla di buono ed è tornata in Cina. Poi Francesco, Giovanni, Giulia e molti altri. Il quadro che emerge è quello di un paese nel quale vanno avanti “gli amici o i figli di“, dove quelli di talento hanno vita più difficile e dove si è considerati giovani fino a 40 anni, con relativa scarsa considerazione.

In questo contesto, chi è coraggioso? Chi resta o chi va?

Pubblicato su Campus.it

Di Maria Teresa Melodia
mariateresa.melodia@gmail.com

Commenti