Se fem? #3/ Abbracci a fior di pelle tra Triennale e web

In milanese, "se fem?" è un intercalare che corrisponde a dire "che si fa?". Parte proprio da qui questa rubrichetta settimanale, nella quale mescolo cosa secondo me c'è di bello in giro. Da vedere, da sentire, da scoprire. Nel segno della condivisione.
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Quanto è azzeccata la frase di Paul Valéry "Quello che c'è di più profondo nell'essere umano è la pelle"! Prova a pensarci: cosa c'è di più superficiale eppure di così intimo della tua pelle? Cosa può essere così naturale, ma anche così artificiosamente ricostruito dietro maschere di make up o colpi di bisturi? Ci ho riflettuto visitando la mostra "Pelle di donna", alla Triennale di Milano fino al 19 febbraio.


Un'occasione creata ad arte dal brand cosmetico Boots, molto conosciuto in Gran Bretagna e dal 2010 anche nelle farmacie italiane con il nome Boot Laboratories gestito da Procter&Gamble. Una mostra solo apparentemente frivola che racconta, attraverso opere di famosi artisti, oggetti e immagini, la pelle e quindi la bellezza femminile, eccezionale strumento di comunicazione che cambia, tenendo il ritmo del tempo e dei tempi che passano. Si comincia con miniature di farmacie di qualche anno fa, quelle zeppe di ampolle di varie dimensioni, custodite in scaffali e cassettiere.

Ettore Sobrero
Modello miniaturizzato di farmacia fiorentina , 1962 (da libro)
Materiali vari, 41 x 35 x 19 cm.
Collezione dell’autore

Si continua percorrendo, sotto la linea della bellezza, gli universi artistici di Alphonse Mucha (Le quattro stagioni , 1896 c. Olio su tela, 4 pannelli), le icone firmate da Man Ray in bianco e nero databili dagli anni Venti agli anni Quaranta fino a quelle pop, come Marilyn immortalata a mollo tra bolle di sapone sul set di "Quando la moglie è in vacanza"(1955 - Fotografia -Collezione privata) e a quelle raffigurate dalla rivista Interview fondata da Andy Warhol.



Man Ray
Noir et blanche , 1926
Fotografia, new print, 1980 c.
cm. 23 x 30
Courtesy Fondazione Marconi



Tra gli altri artisti le cui opere ti lascio qui sotto mi è piaciuta Martina di Gligorov (Robert Gligorov Martina, 1998, Della serie Insonnia fatale, Courtesy Galleria Pack) e Donna Jordan di Rotella (Mimmo Rotella Donna Jordan, anni '70, Décollage su tela multiplo, Collezione Fabio Bello, Milano)




Ecco un'immagine di Vanessa Beecroft, il cui lavoro è incentrato sulla ricerca ossessiva della perfezione, forse il principale bisogno indotto di una società (e di una mente) asfissiata dall'immagine.


Vanessa Beecroft
Varietà , 2001
fotografia, 75 x 92 cm
Collezione in Ca' La Ghironda
Museum of Modern Art, Ponte di Zola Pedrosa, Bologna

Ambizioni e desideri che si annientano di fronte alla pelle che cambia nel modo più umano e generoso che ci sia, all'origine della vita.



Anche se la bellezza è soprattutto interpretazione, questione di punti di vista e di segreti intrugli, come mi ha ricordato questo film


che fa il paio con l'ultima saggia 'stellina' sfornata da Sanremo, Erica Mou, che declama una affascinante "vasca da bagno del tempo"

Voglio diventare vecchia
coi ricordi tutti intatti
E con le rughe tatuate
a ricordarmi quanto è stato bello
Ridere con gli occhi e con le labbra
Schiva chi si conforta con espressioni di gomma


Mi ha consolato... ascoltarla, dopo aver scoperto le mie prime rughe in un faccia a faccia offerto dal team specialistico al termine del percorso in Triennale.

Abbracci (di quelli che restano) sulla pelle - Sono quelli che ho ripescato in un libricino inglese che mi ha regalato un'amica anni fa, quand'ero a Londra. Si chiama The Litte Book Of Hugs , lo ha scritto Kathleen Keating e lo puoi comprare qui. C'è una dedica scritta a mano che dice "Ogni volta che tu aprirai questo libro, riceverai un grosso abbraccio". Parla di questo Kathleen Keating che si occupa di salute mentale e di hug therapy, del valore terapeutico di un abbraccio. Uno vero, però. Perché, dice lei, un abbraccio è democratico, ecologico, una sicura alternativa ad abuso di droghe, oltre che un valido esercizio di streching. Con un abbraccio non si risolvono i problemi, ma si può cercare di capire, ridere, parlare. Leggendo il libro puoi diventare anche tu un hug therapist e dispensare fantastici abbracci. Ci sono però alcune regole da rispettare, controindicazioni e tante tipologie di abbracci da sperimentare.


Istruzioni per l'uso in un tumblr - Farsi capire è pericoloso, come ha detto qui un vecchio cantante, guru part-time, strattonato dai media. Cosa c'è di meglio di un bugiardino allora? . "Non sarebbe tutto più facile se ognuno di noi arrivasse con un libretto delle istruzioni? Come un frigorifero o una macchina fotografica. Certo, forse sarebbe meno divertente, ma di sicuro più semplice. Così sai com’è che funziono. Mica perché sei tonto, è che siamo tutti ingranaggi". Lo scrive Marina, fotografa che si è inventata un progetto che ti invita a dire come farti usare. Clicca qui. Chissà che non ti venga voglia di partecipare e di spiegarti per bene.

Esperimenti in era 2.0 - Per conoscerti meglio ci hai mai pensato a passare sette giorni fuori Rete? Lo ha fatto per il Corriere Beppe Severgnini, che per una settimana si è sconnesso dal mondo digitale. Il suo racconto è qui. Io ci avevo provato, ma solo in parte, per un magazine qualche mese fa seguendo una manager che si era disintossicata dal cellulare. E' solo una delle nostre addiction. Ne avevo parlato qui.



Ti regalo un fiore, sì ma rock - Aurel Schmidt ha disegnato delicati fiori infilati in vasi di fortuna come una lattina di Coca Cola. Ne è venuto fuori questo libro che accoppia le poesie di Franz Wright alle moderne nature morte di Schmidt. Un'originale reminder della nostra vulnerabilità. Al prossimo "Se fem?"




Di Maria Teresa Melodia
mariateresa.melodia@gmail.com

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