Sullo scaffale/ Imparare a sentirsi la propria pelle addosso


Parto con una premessa: l'ammissione di ammirazione per Alan Bennett, scrittore e autore teatrale inglese che sa condensare nel formato breve il suo fulminante sguardo cinico ed insieme lieve sulla realtà, dando luce a personaggi minori raccontati nella loro quotidianità, spesso ambientata nella periferia inglese.

Ecco, dimenticati tutto questo fuorchè la brevità caratteristica di Bennet che ritrovi anche in Scritto sul corpo, libricino edito da Adelphi che si discosta dalle storie di colore che si insinuano nelle pieghe della contemporanea Inghilterra per aprire una porta sull'animo dello scrittore che in prima persona ti racconta in 57 pagine il percorso che lo ha portato alla scoperta di se stesso, della sua individualità e sensibilità. (Oggi si direbbe coming out). A tratti impietoso e severo, dopo aver esaminato le aspettative inattese, i crucci da bambino e da adolescente diverso dagli altri e da adulto poi, Bennett si congeda con una frase a suo modo, leggera e liberatoria pur nella sua modestia, annunciando di aver trovato, dopo tanto ricercare, un compagno con cui dividere la vita: "Non posso certo vantarmi di condurre una vita normale, o,  sogno dei miei genitori, una vita come quella degli altri. Ma noi ci accontentiamo".

Parole che si riconnettono al cuore del libro, dove a pagina 18 l'autore ti dichiara già il suo punto d'arrivo:

"Guardarci allo specchio non sarà forse un incentivo alla riflessione, ma ciò che scopriamo in quella cornice potrebbe iniziarci alla saggezza". (...)"Siamo noi stessi a marchiarci, i nostri presunti difetti sono solo una delle molte discipline del cuore".


Di Maria Teresa Melodia
mariateresa.melodia@gmail.com

Commenti