Le feste natalizie ci ricordano quanto l’Italia sia sì un solo paese, ma pieno di sfaccettature gastronomiche, specie quando parliamo di dolci. Infatti, ogni regione ha la sua specialità. Da nord a sud ecco il nostro viaggio nella pasticceria del Natale, che non è fatta solo di Panettone e Pandoro. Siamo pronti per partire per un tour molto zuccherino, dove regnano la frutta secca e profumi speziati che raccontano storie lontane. Ci seguite?
Zelten – Trentino Alto Adige
È un pane natalizio preparato già nel Settecento con farina, uova, burro, zucchero, lievito, noci, fichi secchi, mandorle, pinoli e uva sultanina, ma può avere delle varianti dovute alla frutta che si preferisce. Lo trovate in Trentino e il suo nome di origine mitteleuropea deriva dalla parola tedesca “selten”, che significa a volte, proprio a ricordare che questo pane fruttato si prepara una volta l’anno, al rientro della messa di mezzanotte di Natale. Curiosità? Nella versione tirolese prevale la frutta, mentre in quella trentina è la pasta ad avere la meglio.
Pandolce genovese – Liguria
Non è Natale a Genova e dintorni se sulla tavola non c’è il pandolce. Le sue origini? Secondo la leggenda più diffusa affondano a quando Andrea Doria, doge nel XVI secolo, bandì un concorso tra i pasticceri di Genova per creare un dolce celebrativo della potenza genovese. Nacque così un dolce in linea con lo spirito marinaro: sostanzioso ma non deperibile in tempi brevi e in grado di durare nei lunghi viaggi per mare. Il pandolce è infatti una focaccia di pasta lievitata ricca di canditi e uvette, ma anche zucca candita, pistacchi e pinoli. Tradizione vuole che al più giovane della famiglia spetti il compito di portarlo in tavola con sulla sommità un ramoscello d’olivo o d’alloro, simbolo di fortuna; al più anziano, il compito di tagliare il dolce con l’accortezza di serbare una fetta per il povero che bussa alla porta e un’altra per il giorno di San Biagio (3 febbraio).
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Di Maria Teresa Melodia
mariateresa.melodia@gmail.com
Zelten – Trentino Alto Adige
È un pane natalizio preparato già nel Settecento con farina, uova, burro, zucchero, lievito, noci, fichi secchi, mandorle, pinoli e uva sultanina, ma può avere delle varianti dovute alla frutta che si preferisce. Lo trovate in Trentino e il suo nome di origine mitteleuropea deriva dalla parola tedesca “selten”, che significa a volte, proprio a ricordare che questo pane fruttato si prepara una volta l’anno, al rientro della messa di mezzanotte di Natale. Curiosità? Nella versione tirolese prevale la frutta, mentre in quella trentina è la pasta ad avere la meglio.
Pandolce genovese – Liguria
Non è Natale a Genova e dintorni se sulla tavola non c’è il pandolce. Le sue origini? Secondo la leggenda più diffusa affondano a quando Andrea Doria, doge nel XVI secolo, bandì un concorso tra i pasticceri di Genova per creare un dolce celebrativo della potenza genovese. Nacque così un dolce in linea con lo spirito marinaro: sostanzioso ma non deperibile in tempi brevi e in grado di durare nei lunghi viaggi per mare. Il pandolce è infatti una focaccia di pasta lievitata ricca di canditi e uvette, ma anche zucca candita, pistacchi e pinoli. Tradizione vuole che al più giovane della famiglia spetti il compito di portarlo in tavola con sulla sommità un ramoscello d’olivo o d’alloro, simbolo di fortuna; al più anziano, il compito di tagliare il dolce con l’accortezza di serbare una fetta per il povero che bussa alla porta e un’altra per il giorno di San Biagio (3 febbraio).
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