Alla scoperta di Nonino, le signore della grappa

Vi racconto per cucchiaio.it la storia dell'azienda friulana, diventata ambasciatrice della grappa italiana nel mondo, tra sogni, un pizzico di follia, tenacia e una forza tutta al femminile.



Non è difficile credere che lo scrittore Luis Sepùlveda, tristemente strappato alla vita il 16 aprile 2020, avrebbe desiderato fare un film sulla storia della famiglia Nonino. Gli ingredienti ci sono tutti: l’amore, il sogno, l’avventura, il sacrificio, il successo. Una storia italiana, anzi una “historia de una passione”, così come la definì proprio l’autore cileno, che fece comparire l’ormai celebre grappa friulana nel suo romanzo poliziesco "Jacaré". Una passione da raccontare.

Partiamo allora dall’ultimo traguardo dei Nonino per ripercorrere una storia lunga più di 100 anni: il 27 gennaio 2020 Grappa Nonino è stata insignita a San Francisco del Wine Enthusiast Wine Star Awards, il più importante premio internazionale di Wine&Spirits, che l’ha nominata Migliore Distilleria del Mondo 2019. Nonino è la prima distilleria italiana a ottenere questo riconoscimento. Un premio che si inserisce nella storia di una famiglia che affonda le sue radici nel 1897: un’azienda di "grappaiole" che da Percoto, piccolo paese del Friuli, ha costruito ed esportato con entusiasmo una realtà unica in tutto il mondo, arrivando sui tavoli dei più rinomati ristoranti. All’inizio ci credevano in pochi, ma la perseveranza non è mai mancata.

Gli inizi di una storia unica e italiana

C’è un incontro fortunato, e un grande amore, all’origine della famiglia Nonino e anche un’ostinata voglia di non dimenticare le radici guardando avanti. L’amore è quello di Giannola che si fa travolgere non solo del tenebroso Benito, ma anche dal suo mestiere e dalla sua eredità familiare. Quell’arte della distillazione della grappa è infatti una folgorazione per la giovane friulana, che impara a farsi accettare dalla suocera Silvia, rimasta vedova in periodo di guerra ed erede della distilleria. Una donna dura ma anche saggia che le insegna molto, nonostante le difficoltà.

Le radici della famiglia risalgono al 1897, quando il capostipite Orazio Nonino stabilisce a Ronchi di Percoto (in provincia di Udine) la sede della propria distilleria esistita fino ad allora sotto forma di alambicco itinerante montato su ruote. Si racconta che Orazio, con il suo carretto, andasse di casa in casa a distillare la vinaccia, i resti del vino lasciati ai contadini che lavoravano terra e vigne dei padroni. Orazio si faceva pagare con una parte della grappa ottenuta, le cosiddette mondure.

L'intuizione vincente

Nell’Italia degli anni ’60-70 la grappa, distillato di vinacce senza alcuna distinzione, era ancora un prodotto di scarto, insomma qualcosa di ruvido e contadino. Qualcosa di grezzo. Molto da osteria, lontano da salotti e ritrovi raffinati. La grappa non si degustava, si trangugiava, semmai.
Giannola, tenace giovane sposa di Benito Nonino, erede di un’antica famiglia di distillatori, fin da subito non è d’accordo con quell’immagine antica. Non si capacita del fatto che quando porta la sua ottima grappa alle cene della buona società friulana i padroni di casa storcono il naso e quella grappa finisce in cucina, anziché sul tavolo dei commensali a fine cena. Giannola sa che è anche una questione d’immagine e da lì parte. Con un obiettivo e una missione, quasi impossibile: trasformare la grappa da Cenerentola a Regina delle Acqueviti! In una parola nobilitarla al pari di un distillato considerato elegante, come cognac e whisky.

Il 1° dicembre del 1973: la grande intuizione innovativa. Giannola e Benito Nonino credono con tutte le loro forze in una sperimentazione. Tra un misto di visione e incoscienza creano la grappa di singolo vitigno, il monovitigno, distillando separatamente le vinacce dell’uva Picolit. Non più quindi indistinte bucce e altri scarti. Da quell’uva prestigiosa, rara e rappresentativa del Friuli, inizia una svolta epocale per il sistema di produzione della grappa, in Italia e nel mondo. Al pari dei vini friulani, ricchi di profumi ed eleganza, anche la "sgnapa" conquista piano piano dignità e un aroma morbido e dolce.
Per Nonino inizia una rivoluzione lenta, piena di ostacoli, lunga 10 anni di lotte contro burocrazia e distillatori. Il 27 Novembre 1984 una nuova svolta: i Nonino distillano l’uva intera, creando l’acquavite d’uva e il 15 Novembre 1989 impiantano a Buttrio, in Friuli, 41 ettari di vigneto sperimentale con uve Fragolino, Merlot, Moscato, Picolit, Ribolla Gialla e Schioppettino. Queste uve saranno utilizzate per produrre grappa e acquavite d’uva.

Un marketing spontaneo

Dal quel 1° dicembre del 1973, data indimenticabile che sancì la svolta, la Grappa Nonino Monovitigno era diventata sì una Regina ma ancora pochi lo sapevano. I costi di produzione sono decisamente superiori per gli standard dell'epoca. Il prezzo finale - 30.000 lire a bottiglia nel 1985 - viene giudicato dal consumatore troppo alto. Piuttosto che svenderla, Giannola inizia a regalare la sua grappa agli influencer dell’epoca, mettendo in campo una sofisticata campagna di marketing spontaneo.
L’idea vincente raccontata dalla stessa Giannola? “Racchiudere il nettare in una raffinatissima ampolla di vetro soffiato, quasi una reliquia, con un packaging allora rivoluzionario, completo di etichette millesimate, da me sottoscritte manualmente una per una. In questo modo la presentazione faceva subito intuire, al primo sguardo, l’unicità e la preziosità della grappa contenuta all’interno. Decisi di condividere l’orgoglio di questa nostra doppia scoperta – qualità e immagine – con le persone che allora per me erano dei miti, da Gianni Agnelli a Sandro Pertini, da Eugenio Scalfari a Indro Montanelli, da Marcello Mastroianni a Sean Connery e tanti altri ancora. Se convincevo loro, loro mi avrebbero aiutato a convincere tutti gli altri”.

La Grappa Monovitigno Picolit Nonino iniziò così il suo giro del mondo, diventando uno “status symbol”, tanto che Wine Spectator, considerata la Bibbia dell’enologia, nel numero di Dicembre 2000 apre il servizio dedicato alle acqueviti del mondo con la Grappa Monovitigno Picolit Nonino a piena pagina, invitando a brindare al terzo millennio con questa superba acquavite.

Una scommessa vinta quando un bel giorno un elegante incaricato dell’avvocato Gianni Agnelli, l’uomo più potente d’Italia allora, scende nel parcheggio dell’azienda effettuando un cospicuo ordine. E ancora, da New York chiama l’attrice Silvana Mangano che sceglie la Grappa Nonino come regalo per i suoi amici. Articoli di importanti giornali consacrano la grappa d’autore, che viene anche ritratta in un famoso scatto firmato da Oliviero Toscani, che cattura la famiglia Nonino in una foto diventata iconica.

Giannola era riuscita a far sapere al mondo quanto quella grappa fatta dal marito fosse la più buona. Un obiettivo ambizioso raggiunto in pieno, tanto che il 2 Giugno 1998 Giannola Nonino viene nominata, dal Presidente della Repubblica, Cavaliere del Lavoro: la più importante onorificenza del lavoro. E nel 2006 riceve la laurea ad honorem in Economia aziendale dall’Università degli Studi di Udine.

"...Per decenni la Grappa è stata poco più che una forma tascabile di riscaldamento per i contadini del Nord Italia...Gli italiani più ‘in’ e la maggior parte degli stranieri la disdegnavano. Ma tutto questo accadeva prima che i Nonino di Percoto salissero alla ribalta..."

R.W. Apple Jr., New York Times, 31 Dicembre 1997 


Un'azienda e una famiglia al femminile
 
Da quel lontano 1897 a oggi i Nonino sono arrivati alla sesta generazione e tra entusiasmo, tenacia, concretezza, il fattore femminile ha sempre giocato un ruolo decisivo.
Pensate che già in quell’ormai famoso 1 dicembre 1973, quando nasce la Grappa Monovitigno (marchio Nonino registrato), la componente femminile fu determinante: sono infatti le mogli dei contadini, che lavorano per i Nonino, a separare le vinacce Picolit dal resto; quell'attività, mai fatta prima, era ritenuta una faticosa scocciatura dai mariti, abituati a distillare le buccia d'uva senza alcuna distinzione. Per convincere le donne a diventare sue alleate, infatti, Giannola Nonino offre loro una paga maggiorata del 100%: invece di 2.500 lire al quintale la signora della grappa sborsa 2.500 lire al chilo: un'opportunità di riscatto e indipendenza economica inconsueta per quei tempi.

Inoltre, Benito Nonino, mastro distillatore della famiglia, è sempre stato circondato dalle donne: oltre alla moglie, in azienda ci sono le tre figlie Cristina, Antonella ed Elisabetta, che ricoprono incarichi di rilievo; Cristina, la maggiore, è distillatrice artigiana, Antonella, la seconda, segue marketing, comunicazione, il Premio Nonino e lo sviluppo di nuovi prodotti, Elisabetta, la più piccola, distillatrice, con patente di caldaia a vapore, si occupa di risorse umane e di portare la Nonino nel mondo. E la nipote trentenne Francesca è il nuovo volto dei Nonino, tra social e comunicazione che non si ferma.

Qualcosa di più di una grappa. Il Premio Nonino

Non solo un prodotto, ma un mondo. La lungimiranza dei Nonino è stata quella di costruire attorno alla loro grappa un universo fatto di amore per la terra e la cultura. Intuizione dopo intuizione.
Fu subito chiaro che dopo il successo del monovitigno Picolit, la distillazione di vinacce selezionate doveva continuare con altri vitigni autoctoni friulani ma ufficialmente non esistevano più. O meglio, come racconta Giannola Nonino, quei vitigni non erano inseriti nell’albo comunitario delle varietà viticole coltivate in Friuli.

Con il sostegno di Gino Veronelli, maestro indiscusso dell’enogastromia, il 29 Novembre 1975 Giannola e Benito creano quindi il Premio Nonino Risit d’Aur - Barbatella d’oro. Lo scopo? Stimolare, premiare e far ufficialmente riconoscere gli antichi vitigni autoctoni friulani in via di estinzione e ottenere l’autorizzazione Ministeriale al reimpianto di Schioppettino, Pignolo e Ribolla Gialla. In palio: un milione di lire a coloro che avessero messo a dimora una o più di queste varietà. Dopo qualche anno e i primi ostacoli, prontamente aggirati dalla tenace Giannola, quel premio tecnico-scientifico divenne un premio letterario, nato per sottolineare la permanente attualità della civiltà contadina.

Nel 1978 a Percoto arriva per il Premio Nonino il regista Ermanno Olmi, seguito da Leonardo Sciascia, che dichiara: “La civiltà industriale è già morta; nel momento in cui morirà la civiltà contadina, morirà anche l’uomo!”. In quel paesino sperduto del Friuli, anno dopo anno, passano drammaturghi, attori, registi, antropologi, scienziati, imprenditori.

I premiati celebri

Tanti i nomi altisonanti che la famiglia Nonino ha portato in Friuli, grazie al Premio Nonino. Da Jorge Amado a Claude Lévi-Strauss, l’antropologo che ha vissuto parte della sua vita in Amazzonia e ha indicato Percoto come “il luogo più esotico della sua vita”. Poi, Peter Brook, regista teatrale, che ha detto: “I Nonino mi hanno fatto comprendere il significato della parola “famiglia”.
E ancora, Hans Jonas, Raymond Klibansky, Rigoberta Menchù, che cinque anni dopo il Premio Nonino riceverà il Nobel per la Pace. Seguiranno, fra gli altri, nel 1993 V.S. Naipaul, dal 2001 Premio Nobel per la Letteratura, e Claudio Abbado, Premio Nonino 2005, che disse:

“Il fatto che la famiglia Nonino abbia creato un premio letterario è un’idea davvero romantica. L’alcol non è mai stato semplicemente un liquido, l’alcol è sempre stato un simbolo culturale. A cominciare dalla Bibbia, l’alcol ha stabilito uno stretto legame con la religione e la cultura. Una nazione capace di offrire alla gente del buon vino, deve essere una grande nazione. Una Famiglia capace di distillare un’ottima Grappa dal gusto unico, deve essere una Famiglia intelligente.

Questo premio ha un significato che va al di là dell’ambito letterario, può suscitare nella gente la nostalgia della cultura contadina antica e il riconoscimento del suo valore, può far sì che ci si dia da fare per proteggere il più possibile le antiche tradizioni preziose nel montare della marea modernizzatrice, conferendo ricchezza e colore alla nostra vita.”

Il successo e i riconoscimenti

Nel 2017 le Distillerie Nonino hanno compiuto 120 anni.
Di riconoscimenti ce ne sono stati molti. Ne citiamo alcuni:

10 Dicembre 2019 - Giannola, Cristina, Antonella, Elisabetta e Francesca Nonino si aggiudicano il Premio Donne per il Made in Italy, assegnato a Roma presso il ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali “per essersi distinte per la capacità di innovare e contribuire in maniera significativa alla crescita dell’economia italiana valorizzando il MADE IN ITALY nel Mondo.”

Gennaio 2017 - La London School of Economics Business Review pubblica il caso-studio realizzato da due eminenti professori di Vienna e di Edimburgo dal titolo - La rivoluzione Nonino da Cenerentola a Regina del mercato” . Uno studio che attesta come “la grappa italiana è riuscita a conseguire l’incredibile passaggio di status dal fondo alla cima della scala di status” per merito dell’incredibile lavoro realizzato dai Nonino.

18 Marzo 2017 - Nonino è Spirit Entrepreneur of the Year e riceve il Premio Meininger Award Excellence in wine&spirit. È la prima volta che il Premio viene assegnato ad un’azienda di Grappa.

Febbraio 2015 - Per la prima volta la Grappa viene esibita nella vetrina londinese di Harrods, l’icona mondiale del lusso, assieme ai più pregiati distillati del mondo, dove rappresenta l’eccellenza italiana con l’invito a un’esperienza sensoriale a cui è impossibile resistere.

9 Ottobre 2003 - La Triennale di Milano, in occasione dei trent’anni del Monovitigno Nonino, dedica la mostra antologica Storia di una Passione, alla Famiglia Nonino.

4 Dicembre 2003 - Il Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, consegna a Giannola e Benito Nonino il prestigioso Premio Leonardo Qualità Italia per la “Qualità assoluta, la Ricerca e l’Innovazione”.

I prodotti di ieri, oggi e domani

Ascesa ma anche fatica e innovazione. Negli anni la grappa Nonino è cambiata, rinnovandosi sul mercato con nuovi gusti e bottiglie da collezione, opere d’arte che hanno impreziosito il prodotto.
Il metodo di produzione Nonino è rimasto fedele alla tradizione 100% artigiana: cinque distillerie, ciascuna con 12 alambicchi discontinui a vapore in rame. Le grappe e le acquaviti di frutta seguono un invecchiamento naturale in barriques e piccole botti sotto sigillo e sorveglianza permanente dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli nei 7 magazzini invecchiamento grappa delle Distillerie Nonino e vengono imbottigliate senza aggiunta di coloranti.

Tra i nuovi prodotti, nati nel 2017, ci sono i cocktail a base di grappa, realizzati in collaborazione con lo chef Davide Oldani, studiati in abbinamento a bocconi gastronomici, ideali all’orario dell’aperitivo.

Tra idee e novità in un mondo in continua evoluzione, la storia di una passione continua a rinnovarsi e a guardare avanti.


"Tutto questo è stato possibile perché ci abbiamo creduto, ci crediamo e non abbiamo mollato mai… Forse il nostro vero merito è stato quello di sfidare il futuro senza dimenticare la parte migliore del passato".
Giannola Nonino



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