L’ex rossonero Daniele Massaro: «La cucina giapponese? La più sana del mondo»

«Devo dire grazie alla cucina nipponica»
«Dopo cinque anni di Sacchi (Arrigo) e cinque anni di Capello (Fabio), è bastato un mese a base di umeboshi, le tipiche prugne giapponesi, a farmi guarire dalla gastrite». Così, con una scherzosa dichiarazione d’amore alla cucina nipponica, Daniele Massaro, ex calciatore del Milan degli anni d’oro e della Nazionale, ha accolto l’investitura di ambasciatore del tè di Shizuoka, la prefettura giapponese dove si produce il 40% del tè verde (ocha) del Paese. Un incarico arrivato direttamente da Yuto Minobe, vicesindaco di Shizouka


Shizuoka
Stretta e allungata, questa parte del Giappone è conosciuta principalmente per le sue piantagioni di tè che risalgono al 1241, quando un monaco giapponese tornò dalla Cina e piantò nella sua provincia natale dei semi di tè verde. L'omonima città di Shizuoka, tra Tokyo e Osaka, è conosciuta anche per la vista sul monte Fuji e il suo clima mite e la vicinanza al porto ne hanno accresciuto l'importanza commerciale.

«Quando giocavo in Giappone»
«Ho passato l’ultimo anno e mezzo della mia carriera, tra il 1995 e il 1996, giocando nello Shimizu S-Pulse, la squadra di Shimizu, proprio nella prefettura di Shizuoka», ha raccontato Massaro durante la serata di investitura al ristorante Finger's Garden di Milano, aperto dallo chef nippo-brasiliano Roberto Okabe assieme a un altro ex rossonero, Clarence Seedorf. «Ho vissuto in una città sul mare di circa 700 mila abitanti, simile per la dolcezza del paesaggio alla Liguria e alla Toscana. Un territorio ideale appunto per le piantagioni di tè»

«Bevo tè verde per stare bene»
Tè verde che Massaro, classe 1961, racconta di bere spesso: «Perché ha proprietà antiossidanti — racconta —. Da sportivo sono sempre stato attento alla cura del corpo e ancora oggi ne consumo molto. Anche perché ho il mio importatore personale» (il fisioterapista Endo Tomonori, originario  di Shizuoka e ormai da 16 anni in forza ai giocatori del Milan)

«Non solo tè. La cucina giapponese è la più sana»
Da dove nasce questa fascinazione per la tavola giapponese? «Dal daikon al tè in Giappone ci sono molti cibi naturali straordinari che fanno bene al corpo. È una cucina sana che protegge da molte malattie. Mi è sempre piaciuta. Quando poi ho provato quella autentica ho visto quanto fosse diversa da quella che conoscevo: nei ristoranti giapponesi d’Italia troviamo un cibo che cerca molto spesso di adattarsi ai nostri gusti. E se i piatti sono più o meno conosciuti, di cultura del tè in Italia siamo ancora piuttosto ignoranti. C’è bisogno di dedizione». In cucina come nello sport

Quante varietà di tè verde giapponese
Come di vino rosso o bianco non ce n'è solo una tipologia, così di tè verde giapponese ci sono più varianti, ben sei. C’è quello più prezioso, Gyokuro. C’è il Sencha, il più diffuso in Giappone e delicato. C'è il Fukamushicha, più intenso. C'è il Genmaicha, a metà tra il classico tè in foglia Sencha e riso tostato, fino al Hojicha, leggero e rilassante come una tisana adatta anche ai bambini. E infine c'è il Matcha, in polvere, ottenuto dalle foglie più pregiate

Il menù della serata
E in cucina? È sempre più usato per ricette dolci e salate. Come per esempio nel polipo cotto nel tè verde con le patate in salsa di baccalà, cucinato da Okabe, oppure nel suo tiramisu

Come berlo e dove trovarlo
Per degustarlo, invece, sono necessarie alcune regole: dopo aver fatto bollire l’acqua, versatela nelle tazze da tè, poi unite le foglie e fate riposare. Versate nuovamente nella teiera, attendere qualche istante, infine servire nelle tazze. E se siete a Milano e volete acquistare il vero tè di Shizuoka, dirigetevi alla «Teiera Eclettica» di via Melzo.

Articolo pubblicato sul Corriere della Sera


Di Maria Teresa Melodia
mariateresa.melodia@gmail.com

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